Dovevamo aspettarcelo. E’ soltanto sedicesimo il Molise nella classifica delle regioni per percentuale di comuni che gestiscono con successo la raccolta differenziata.
Lo evidenzia il rapporto di Legambiente “Comuni Ricicloni 2013”, presentato ieri a Roma. Un risultato poco confortante per il Molise se consideriamo che soltanto 2 comuni su 136 ha ottenuto un riconoscimento, e se consideriamo che esistono realtà nel territorio italiano che superano di molto il 65% di raccolta differenziata e riciclata,
riuscendo a ridurre del 90% circa la quantità di rifiuti da smaltire. Nel complesso l'85% dei ricicloni -quelli che superano con la differenziata il 65%- si trovano al nord e il 15% è al centro-sud. Siamo lontani dal Veneto che si situa al primo posto nella classifica, in cui i comuni ricicloni sono pari al 64,40% . Ma siamo lontani anche dalla Campania, la prima regione del Sud, che si colloca all'ottavo posto.
Eppure le soluzioni ci sono: il “ porta a porta”, la mobilità di tariffazione del servizio , la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una comunicazione efficace e con politiche fiscali che applichino il principio del “chi inquina paga” e premino il cittadino virtuoso con una
riduzione della tassa dei rifiuti se separa bene i materiali da ciò che non si può riciclare, e incentivando la pratica del compostaggio. La riduzione delle bottiglie di plastica e la sostituzione
delle stoviglie in plastica in favore di quelle riutilizzabili. Piccoli gesti quotidiani accompagnati da una buona amministrazione quindi che potrebbero portare ad una vera svolta culturale. Ma come sostiene Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, le buone pratiche sono importanti ma non bastano.
riuscendo a ridurre del 90% circa la quantità di rifiuti da smaltire. Nel complesso l'85% dei ricicloni -quelli che superano con la differenziata il 65%- si trovano al nord e il 15% è al centro-sud. Siamo lontani dal Veneto che si situa al primo posto nella classifica, in cui i comuni ricicloni sono pari al 64,40% . Ma siamo lontani anche dalla Campania, la prima regione del Sud, che si colloca all'ottavo posto.
Eppure le soluzioni ci sono: il “ porta a porta”, la mobilità di tariffazione del servizio , la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una comunicazione efficace e con politiche fiscali che applichino il principio del “chi inquina paga” e premino il cittadino virtuoso con una
riduzione della tassa dei rifiuti se separa bene i materiali da ciò che non si può riciclare, e incentivando la pratica del compostaggio. La riduzione delle bottiglie di plastica e la sostituzione
delle stoviglie in plastica in favore di quelle riutilizzabili. Piccoli gesti quotidiani accompagnati da una buona amministrazione quindi che potrebbero portare ad una vera svolta culturale. Ma come sostiene Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, le buone pratiche sono importanti ma non bastano.
Quella della raccolta dei rifiuti deve essere un’opportunità dal punto di vista economico e dal punto di vista energetico.“Negli ultimi 10-15 anni al centro e al sud sono stati costruiti diversi impianti per bruciare i rifiuti, colmando un deficit infrastrutturale che per anni è stato raccontato furbescamente come una delle cause delle emergenze. In questo nuovo scenario- spiega Stefano Ciafani- non si dovranno più costruire nuovi inceneritori/gassificatori, che com’è noto non possono essere modulati nel flusso di rifiuti alimentati al forno (gli impianti di questo tipo, una volta realizzati, rimangono in funzione per 20/30 anni) e che quindi sono un evidente problema per la futura e auspicata massimizzazione del riciclo e lo sviluppo delle politiche di prevenzione".
Gli inceneritori esistenti giunti a fine vita andranno smantellati e sostituiti da impianti per il recupero di materia e da digestori anaerobici. Secondo Stefano Ciafani: " Massimizzando il riciclaggio e le politiche di prevenzione, e non avendo grandi spazi come negli Usa per utilizzare la discarica come soluzione ponte, nella fase di transizione sarà possibile utilizzare il combustibile da rifiuti (Css) in parziale co-combustione nei cementifici o nelle centrali a carbone, per sostituire parte dei combustibili inquinanti utilizzati oggi (petcoke, polverino di carbone,etc). Questa opzione andrà praticata laddove necessario (non ha senso dove ci sono inceneritori, a meno che non li si voglia dismettere), per quantitativi limitati a quello che non è altrimenti riciclabile, evitando rigidi obblighi di conferimento e optando per contratti brevi (per molti cementifici la priorità è la chiusura, visti il surplus nazionale di offerta, l’inquinamento causato e la loro localizzazione non rispondente alle esigenze del territorio, evitando la delocalizzazione all’estero)”.
E' fondamentale, inoltre, agire sui controllori, ridefinendo e regolamentando i compiti delle Agenzie per la protezione dell’ambiente.
Infine, il Molise potrebbe guardare di buon occhio la possibilità di applicare dei sistemi omogenei di raccolta sulla base dell’organizzazione consortile. I dati del rapporto ci dicono che i cittadini serviti dai sistemi omogenei e collaudati garantiti da questi consorzi sono oltre 4,5 milioni, più della metà del totale dei cittadini ricicloni che sono invece 7,8 milioni. La collaborazione, dunque, favorisce una maggiore qualità del servizio con ampi margini di risparmio economico. Con il porta a porta il materiale raccolto è più pulito e può essere riciclato a un costo più basso per alimentare quelle imprese che hanno scommesso su un'economia verde.
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