lunedì 17 giugno 2013

Ecomafia, un pericolo per il Molise


L’ecomofia è un male difficile da estirpare in Italia. Il giro d’affari del 2012 nell’intero territorio nazionale è pari a 16,7 miliardi di euro gestito da 30 clan, 6 in più rispetto a quelli censiti lo scorso anno. Mentre 34.120 sono i reati, 28.132 le persone denunciate, 161 le ordinanze di custodia cautelare e 8.286 i sequestri. 
I dati del rapporto Ecomafia 2013, presentati da Legambiente stamane a Roma, rivelano uno scenario spaventoso che non risparmia nessuna regione, nemmeno il Molise. Con 358 infrazioni
accertate, 272 persone denunciate e 74 sequestri effettuati, la nostra regione si trova ad affrontare  il problema serio dei  crimini ambientali. E a suscitare preoccupazione sono  le possibili infiltrazioni mafiose provenienti dalle regioni confinanti:  Campania e  Puglia in particolar modo. 
 Le due regioni, insieme alla Calabria e alla Sicilia, costituiscono infatti il 47,7 % dei reati nazionali.
Seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%).La prima regione del Nord Italia e' la Liguria (1.597 reati, +9,1% sul 2011). Da segnalare per l’incremento degli illeciti accertati anche il Veneto, con un +18,9%, e l’Umbria, passata dal sedicesimo posto del 2011 all’undicesimo del 2012. 
  Non bisogna abbassare la guardia, quindi, soprattutto nel mercato delle energie rinnovabili, a partire dall'eolico.
“Quella delle Ecomafie – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi".  Secondo il presidente di Legambiente, l' Italia   deve elaborare un nuovo quadro normativo:
"Le pene per i reati ambientali continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento degli edifici continua ad essere una eventualità remota. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive”.

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