"Il miglior antidoto all’ecomafia, e in genere alla criminalità ambientale, è la buona politica. Ciò vale per tutti i settori, vale anche per il ciclo dei rifiuti. Un tema, questo, che appassiona solo quando si fa emergenza, quando ci sono già le barricate, e solo allora si mette in scena il solito copione: da una parte i cittadini che non vogliono la discarica o l’impianto di turno, dall’altro gli amministratori, gli imprenditori o comunque coloro che vogliono fare ingoiare il rospo". E' il commento di Antonio Pergolizzi, coordinatore Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente. Una
nuova accusa da parte dell'associazione ambientalista all'indifferenza delle istituzioni e alle cattive pratiche in materia di inquinamento. Ma a preoccupare è anche la scarsa partecipazione da parte degli organi di informazione, o, per meglio dire, di un certo giornalismo. Un esempio chiaro arriva dal convegno organizzato da Legambiente lo scorso 18 novembre a Roma, dal titolo "Ridurre e reciclare prima di tutto". Ebbene, a quel convegno sui rifiuti c'erano i principali protagonisti delle future politiche di gestione dei rifiuti, a loro è riservato il compito di spiegare in che direzione andrà l'Italia.
"Assenti pure il plotone dei cronisti di razza, infallibili sulle visure camerali dei monnezzari, smascheratori impietosi dell’avidità umana, dell’empietà del dio-denaro, gli idoli dei comitati e degli avvelenati. Ma non c’è sangue qui, solo chiacchiere, pensano. Si sbagliano. L’idea alla base dell’incontro è invece forte: stanare gli stakeholders e fargli dire pubblicamente da che parte stanno nelle future politiche sui rifiuti urbani. Chi sono? l’Anci (Associazione dei comuni italiani), il Conai (Consorzio nazionale imballaggi), Federambiente (l’associazione di imprese e consorzi nel settore dei rifiuti urbani), la Confindustria, il Ministero dell’Ambiente e alcuni imprenditori del settore, come la Revet", racconta Antonio Pergolizzi.
Secondo L'Ispra nel 2012 è finito sottoterra il 39% dei rifiuti urbani, ossia 11.7 milioni di tonnellate, 196 kg in un anno. 186 sono le discariche attive, nonostante la normativa europea preveda che questa diventi un'opzione residuale. Il rischio è quello di spendere in multe più di quanto non si spenderebbe per concludere le operazioni di risanamento ambientale delle aree in cui sono presenti gli impianti. Una spesa che l'Italia non può permettersi.
A livello regionale di raccolta differenziata, la Campania con il suo 41,5% fa meglio di Toscana, Lazio e di tutto il resto del sud. La proposte clou di Legambiente è un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che prevenzione e riciclo risultino più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica. Si tratterebbe di
tartassare lo smaltimento in discarica, eliminando gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti, incentivando il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico, promuovendo serie politiche di prevenzione con il principio “chi inquina paga”. Per di più l’Associazione chiede che si ponga rimedio alla scelta del ministero dell’Ambiente di prorogare i termini entro cui i Comuni sono obbligati a raggiungere gli obiettivi di differenziata. Questo avrebbe come conseguenza una sorta di condono per le multe sullo smaltimento in discarica, premiando così i peggiori. E così Antonio Pergolizzi non ha dubbi:
"I mandanti politici di questa specie di condono? È chiaro che stanno in quella sala, a cominciare dall’Anci.
Sin dall’inizio, quindi, la proposta di Legambiente viene isolata, anche se sarebbe l’unico modo, a conti fatti, per evitare nuove discariche, nuovi inceneritori, nuovi conflitti sociali, nuovi guai con l’Ue". E non è chiaro il motivo per il quale il mondo dei Comuni (Anci) e quello delle imprese (Federambiente, Confindustria e Conai) hanno deciso di dire no alle proposte. Anzi. Filippo Bernocchi, responsabile rifiuti del Conai, oltre ad essere favorevole alla soluzione del condono per i comuni non virtuosi, guarda con interesse all'incenerimento, a quello che viene considerato come "recupero energetivo", conveniente per le casse dei Comuni. Per Daniele Fortini di Federambiente "è giusto puntare sul condono e sull'opzione incenerimento, visto che è una soluzione intrapresa dal Regno Unito e da tutti i paesi dell'Est Europa, che fanno concorrenza spietata. Le entrate sull'ecotassa regionale sullo smaltimento in discarica fino ad oggi sono servite soltanto per appianare debiti, sanità e trasporti su tutti".
Pure il direttore del Conai spiega in maniera diplomatica che loro fanno il possibile, che il sistema tariffario premiale ipotizzato serve a poco e che tra le opzioni della loro mission c’è anche l’incenerimento. " L’unico a sostenere le proposte di Legambiente è Valerio Caramassi di Revet, azienda toscana di riciclo, che ha rilanciato sugli incentivi fiscali ed economici per le attività di riciclo e sui cosiddetti acquisti verdi da parte della pubblica amministrazione (Green public procurement).
Eccolo dunque il vero conflitto, quello tra gli interessi collettivi e quelli di parte, che provano solo a salvare se stessi, facendo resistenza passiva, inchiodando l’Italia alle solite pessime performance. Un conflitto segnato sin dall’inizio, a danno dei primi, e che anche questa volta s’è giocato senza spettatori e senza testimoni, che si rifaranno vivi solo alla prossima barricata. Scommettiamo?", conclude il coordinatore Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente.
Nessun commento:
Posta un commento